I quattro giovanissimi ingegneri aerospaziali difenderanno i colori italiani stasera a Budapest
Il Politecnico di Torino contro il resto del mondo. La sfida è a Budapest dove oggi si tiene la finale dei Redbull Mind Games, i primi mondiali di logica e strategia. L’obiettivo per aggiudicarsi il titolo è uscire nel minor tempo possibile da una “escape room”, in altre parole un gioco, ma di sicuro non da ragazzi visto che, degli oltre 10 mila partecipanti che hanno provato a passare le selezioni, sono arrivate a Budapest solo 22 nazionali composte ognuna da quattro partecipanti. La nazionale azzurra è tutta torinese, almeno d’adozione. L’orgoglio dell’intelligenza nazionale è affidata a quattro ingegneri aerospaziali: Edmondo Lanciotti, Luca Pascarella, Umberto Cian e Andrea Bongiovanni, 23 anni i primi tre, 24 l’ultimo. In palio per i vincitori c’è una settimana di workshop al Mit di Boston, poco meno del paradiso per ingegneri e scienziati.
La squadra torinese si era qualificata per la finale mondiale proprio al Poli a metà novembre. Se saranno tra i due semifinalisti (lo scopriranno soltanto oggi) dovranno vedersela con l’escape room ideata e realizzata dal team diretto da Scott Nicholson, guru del settore, visiting professor del Mit e docente a Brantford.
I torinesi contendono il podio ai francesi, un team di giovanissimi tutti sotto i 21 anni, svedesi e inglesi, tutti ultratrentenni e dunque più esperti. Se è vero che per fama e capacità media sono gli asiatici a primeggiare in queste discipline (che richiedono logica ma soprattutto un’ottima strategia di squadra), sono stati i ragazzi dell’Università di Berkeley in California a stabilire, finora, il record del campionato riuscendo a risolvere tutti gli enigmi in 7 minuti 7 secondi e 616 millisecondi. Il lato scherzoso della competizione mira a dimostrare o sfatare alcuni luoghi comuni: gli svizzeri sono più precisi?, i tedeschi sono i migliori ingegneri?. Si dice anche che le donne comunichino meglio degli uomini e, che sia vero o no, resta un fatto che la metà dei partecipanti alla competizione sono donne.
La finale, nella capitale mondiale delle «escape room», sarà trasmessa in diretta questa sera alle 20 in diretta streaming su redbull.tv.
Edmondo Lanciotti, Luca Pascarella, Umberto Cian e Andrea Bongiovanni, come siete arrivati a gareggiare ai mondiali?
«È nato tutto come un gioco. Una mattina abbiamo visto il logo della Redbull fuori dal Politecnico e abbiamo deciso di partecipare. Così abbiamo passato la qualificazione in Italia, proprio qui a Torino, risolvendo una escape room digitale. Nella prova torinese a cui abbiamo partecipato ci siamo classificati primi con un record di 10 minuti e poco più, il tempo migliore d’Italia. Qualche mese fa ci hanno chiamato per Budapest».
Vi siete allenati tanto?
«La verità? Non tantissimo. Abbiamo provato a risolvere una escape room qui a Torino ma non è stato fondamentale. Ad esempio nella prova di giovedì nessun tipo di preparazione si sarebbe rivelata utile. Bisognava improvvisare sul momento. Non era nulla di paragonabile alle classiche escape room con lucchetti da sbloccare».
E quindi cosa serve per arrivare a questi livelli?
«Non vorremmo fare i presuntuosi ma c’è una buona parte di talento naturale, una predisposizione a risolvere giochi di logica».
Roba da ingegneri aerospaziali?
«In realtà il corso di studi non è fondamentale. Almeno non lo sono le nozioni che impariamo.
Di sicuro però l’abitudine mentale a questi ragionamenti può essere merito dei nostri studi di ingegneria. Non vale per tutti, però, perché tra i partecipanti non ci sono solo ingegneri, anche se questo tipo di competizione rientra perfettamente nello stereotipo dell’ingegnere tipo. Siamo noi i primi a prenderci in giro usando questi cliché che vogliono gli ingegneri precisi, puntuali, logici e un po’ quadrati. In ogni caso ci sono anche squadre che si sono allenate girando e provando gran parte delle escape room d’Europa».
Nota: Extraida de Repubblica.it
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